Il fuoco  
		  Nella notte di Pasqua, nella solenne Veglia, la celebrazione si   arricchisce in modo evidente del simbolismo del fuoco. Il braciere, che arde   fuori della chiesa e da cui si accende il cero, attrae l'attenzione dei fedeli   in questo primo momento che prepara la celebrazione pasquale. Il trionfo della   luce sulle tenebre, del calore sul freddo, della vita sulla morte (mistero poi   solennemente proclamato da letture e azioni sacramentali della più solenne tra   le notti) è già sinteticamente espresso in questo concreto linguaggio del fuoco   nuovo, intorno al quale si riunisce la comunità. Seguirà la processione con il   grido gioioso: "La luce di Cristo", e la luce si comunicherà progressivamente ad   ogni partecipante. La preghiera del Messale Romano che accompagna la benedizione   del fuoco, ci appare piuttosto espressiva: "O Padre, che per mezzo del tuo   Figlio ci hai comunicato la fiamma viva della tua gloria, benedici questo fuoco   nuovo, fa che le feste pasquali accendano in noi il desiderio del cielo, e ci   guidino, rinnovati nello spirito, alla festa dello splendore eterno". 
		    Il   fuoco è presente, nella liturgia, anche in altre occasioni o realtà: nelle   lampade e nei ceri accesi durante la celebrazione o davanti al tabernacolo. Qui,   oltre al simbolismo della luce, vi ritroviamo la misteriosa realtà del fuoco: la   fiamma che si consuma lentamente mentre illumina, abbellisce e riscalda, dando   senso poetico e familiare alla celebrazione. Altra solenne occasione, sebbene   meno conosciuta, è il rito della Dedicazione della chiesa. Si accende il fuoco   in un braciere che è posto sull'altare e vi si brucia l'incenso. Su quella mensa   sta per rinnovarsi il memoriale del sacrificio di Cristo. Nell'Antico Testamento   era il fuoco a consumare i sacrifici; ora s‚invoca in qualche modo la forza   santificatrice di Dio sul nostro sacrificio. Il fuoco, com‚è detto chiaramente   dal canto del "Veni Creator", è lo Spirito Santo, invocato in ogni Eucaristia   sui doni del pane e del vino per operare la loro misteriosa trasformazione nel   Corpo e nel Sangue di Cristo. Il fuoco è il simbolo del sacrificio di Cristo e   del potere santificante di Dio, che prende possesso dell'altare e di ciò che su   di esso sarà celebrato. 
		  Il cero pasquale acceso e la luce  
		  Nell'anno liturgico, se esiste una celebrazione il cui inizio è   un vero gioco simbolico di luce, questa è la Veglia pasquale. Il popolo, riunito   nell'oscurità, così come abbiamo già commentato, vede la nascita del fuoco nuovo   da cui si accende il cero pasquale, simbolo di Cristo. 
		    Il cero pasquale,   infatti, è il segno del Cristo risorto luce vera del modo che illumina ogni   uomo; è la luce della vita che impedisce di camminare nelle tenebre. è il segno   della vita nuova in Cristo che, strappandoci dalle tenebre, ci ha trasferito con   i santi nel regno della luce; Cristo brillò su di noi che eravamo tenebre, ma   ora siamo luce nel Signore (Ef 5,14). è il segno che ci permette di vivere come   figli della luce (Ef 5,8), di rigettare le opere delle tenebre (Rm 13,12), di   restare in comunione con Dio (1 Gv 1,5), di conservare l'amore con i fratelli (1   Gv 2,8-11). è anche segno di fedeltà a Dio e vigilanza nella preghiera e   nell'attesa. 
		    Dietro questo cero acceso cammina processionalmente la comunità   cantando per tre volte un grido di giubilo. Ogni volta si accendono le candele:   i cristiani restano contagiati dalla luce di Cristo, che incarna il simbolismo,   e questa si espande sempre di più. Infine il cantore del preconio pasquale   (diacono possibilmente) intona le lodi della beata notte, illuminata dalla luce   di Cristo. Non sono necessarie molte spiegazioni del simbolismo della luce in   questa Veglia. La sua intenzione è evidente, tanto da contagiare e avvolgere i   credenti, comunicando loro con la sua forza espressiva l'entusiasmo del mistero   celebrato: "Questa notte fonte di luce ·sconfigge il male, lava le colpe,   restituisce la gioia agli afflitti·". 
		    Durante i cinquanta giorni di   Pasqua, in tutte le celebrazioni accendiamo il cero pasquale come in altri   momenti diamo grande importanza al simbolismo della luce. 
		  L' acqua 
		  L'acqua è davvero una realtà polivalente: disseta, pulisce e   purifica, ci rinfresca nei giorni di calura; è fonte di vita per i campi e dà   origine alla forza idraulica. Nella liturgia della solenne notte e in altri riti   liturgico sacramentali essa assume significato come acqua che purifica; segno di   Cristo, acqua viva che spegne ogni sete e simbolo di vita e di morte.   Tralasciando tutti gli altri riti, nella Veglia pasquale, la notte battesimale   per eccellenza, l'acqua, come linguaggio simbolico, raggiunge l'apice di   solennità e di significato. 
		    Anche quando non ci sono battesimi, in quella   notte in tutte le comunità cristiane si commemora il Battesimo, sacramento per   mezzo del quale siamo radicalmente assunti e incorporati alla pasqua di Cristo,   passaggio dalla morte alla vita. Le altre domeniche sono come il prolungamento e   rinnovazione settimanale della domenica per eccellenza, la festa di   Pasqua. 
		    Il simbolo dell'acqua lo terremo presente innanzitutto per il   sacramento del Battesimo (immersione o infusione). Poi si rivive tale ricordo   battesimale attraverso: l'aspersione all'inizio della Messa domenicale   (soprattutto nella cinquantina pasquale), il gesto di prendere l'acqua benedetta   entrando in chiesa, le varie benedizioni in cui si asperge con l'acqua   benedetta, il rito della Dedicazione della Chiesa dove si asperge il popolo e le   pareti del tempio. l'aspersione dell'acqua è proposta più volte come gesto   facoltativo anche nell'unzione degli infermi ed, infine, anche nella   celebrazione delle Esequie. 
		    l'acqua, per noi cristiani, è un simbolo   d‚affetto con il quale Dio ha voluto purificarci, appagare la nostra sete e   farci rinascere nel mistero della pasqua di Cristo.  
		    
		  Tratto da www.lachiesa.it   |