  
		  Messa del Crisma  
		     
		  +In quel tempo, Gesù venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo   solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il   rotolo del profeta Isaìa; aprì il rotolo e trovò il passo dove era   scritto: 
		   “Lo Spirito del Signore è sopra di me; 
		    per questo mi ha   consacrato con l’unzione 
		    e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto   annuncio, 
		    a proclamare ai prigionieri la liberazione 
		    e ai ciechi la   vista; 
		    a rimettere in libertà gli oppressi 
		    e proclamare l’anno di grazia   del Signore”. 
		  Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e   sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. Allora   cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete   ascoltato». 
		   
		  Lc (4,16-21)  
		   
		    Messa in Cena Domini  
		     
		  +Prima della festa di Pasqua, Gesù, sapendo che era venuta la sua ora di passare   da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò fino   alla fine.  
		     
		    Durante la cena, quando il diavolo aveva già messo in cuore a   Giuda, figlio di Simone Iscariota, di tradirlo, Gesù, sapendo che il Padre gli   aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, si alzò   da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano e se lo cinse attorno alla   vita. Poi versò dell’acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli   e ad asciugarli con l’asciugamano di cui si era cinto.  
		     
		    Venne dunque da   Simon Pietro e questi gli disse: «Signore, tu lavi i piedi a me?». Rispose Gesù:   «Quello che io faccio, tu ora non lo capisci; lo capirai dopo». Gli disse   Pietro: «Tu non mi laverai i piedi in eterno!». Gli rispose Gesù: «Se non ti   laverò, non avrai parte con me». Gli disse Simon Pietro: «Signore, non solo i   miei piedi, ma anche le mani e il capo!». Soggiunse Gesù: «Chi ha fatto il   bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto puro; e voi siete   puri, ma non tutti». Sapeva infatti chi lo tradiva; per questo disse: «Non tutti   siete puri». 
		     
		    Quando ebbe lavato loro i piedi, riprese le sue vesti,   sedette di nuovo e disse loro: «Capite quello che ho fatto per voi? Voi mi   chiamate il Maestro e il Signore, e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il   Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi   gli uni agli altri. Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate   come io ho fatto a voi».  
		  Gv (13,1-15) 
		    
		  Oggi, Giovedì Santo, 
		    In mattinata, in tutte le cattedrali della Chiesa nel   mondo, ogni vescovo raduna, in modo particolare, tutti i sacerdoti della sua   Diocesi, per quella suggestiva celebrazIone definita 'Messa del Crisma', ossia   la benedizione degli Oli sacri: dei catecumeni, degli infermi e del Sacro   crisma. 
		    Quest'ultimo viene usato per ungere la fronte dei cresimandi, le mani   dei sacerdoti ed, infine, il capo nell'ordinazione a vescovo. 
		    Momenti, grandi   momenti, Cresima, Sacerdozio, Consacrazione episcopale, che sono, non solo la   designazione e consacrazione di noi uomini nel nostro cammino vocazionale, ma   sono espressioni della Forza dello Spirito. 
		    Davvero siamo 'unti del   Signore'. 
		    Al termine della S. Messa i parroci attingono gli oli da portare   nella parrocchia per il Battesimo, l'Unzione degli infermi e la Cresima. 
		    Ed è   un momento, questo, che 'fa vedere' come davvero la Chiesa è Corpo di Cristo,   visibile nella grande Comunione dei sacerdoti con il vescovo: è la Festa dei   sacerdoti e di tutti i fedeli, uniti in comunità con il proprio vescovo. Un   evento davvero grande e commovente. 
		    A sera: con grande solennità, come a   continuare 'la Cena del Signore', ossia il dono dell'Eucarestia, nelle   parrocchie viene celebrata la S: Messa definita 'In Coena Domini', ossia 'nella   Cena del Signore'. 
È la solennità della 'prima Comunione' della Chiesa,   rappresentata dagli Apostoli, con il Corpo e Sangue di Gesù, donato per sempre   quella sera. 
Una Cena che da allora non finisce mai ed è la grande   manifestazione di Dio che si fa Dono, Pane di Vita, per noi: 'Mistero grande   della fede'. 
È qui che si misura quanto conta l'Eucarestia per noi: se poco o   se tanto. Ognuno deve chiederselo. 
Così commenta, il caro Giovanni Paolo II,   il suo rapporto con l'Eucarestia, nell'Enciclica 'Ecclesia et   Eucarestia'. 
"Ave, verum corpus, natum de Maria Virgine. Pochi anni or sono   ho celebrato il cinquantesimo del mio sacerdozio. Sperimento oggi la grazia di   offrire alla Chiesa questa Enciclica sulla Eucaristia, nel Giovedì Santo, che   cade nel mio 25° anno di ministero petrino. Lo faccio con il cuore colmo di   gratitudine. Da oltre mezzo secolo, ogni giorno, da quel 2 novembre 1946, in cui   celebrai la prima Messa, nella cripta di San Leonardo, della cattedrale del   Wawel di Cracovia, i miei occhi si sono raccolti sull'ostia e sul calice in cui   il tempo e lo spazio si sono in qualche modo 'contratti' e il dramma del Golgota   si è ripresentato vivo, rivelando la sua misteriosa 'contemporaneità'. 
		    Ogni   giorno la mia fede ha potuto riconoscere nel Pane e nel Vino consacrati, il   divino Viandante che un giorno si mise al fianco dei due discepoli di Emmaus per   aprire loro gli occhi alla luce e il cuore alla speranza. 
		    Lasciate, carissimi   fratelli e sorelle, che io renda con intimo trasporto, in compagnia e a conforto   della vostra fede, la mia testimonianza di fede nella Santissima   Eucaristia. 
		    'Ave verum corpus, natum de Maria Virgine / vere passum,   immolatum, in croce pro homine'. 
		    Qui c'è il tesoro della Chiesa, il cuore del   mondo, il pegno del traguardo a cui ciascun uomo, anche inconsapevolmente,   anela. 
		    Mistero grande che supera, certo, e mette a dura prova la capacità   della nostra mente di andare oltre le apparenze, ma la fede ci basta. Lasciate   che, come Pietro, alla fine del discorso eucaristico, nel Vangelo di Giovanni,   io ripeta a Cristo, a nome di ciascuno di voi: Signore, da chi andremo? Tu solo   hai parole di vita eterna" (Dall'Enciclica sull'Eucarestia). 
		    Come vescovo, ho   avuto il dono qualche volta di celebrare con il Santo Padre, Giovanni Paolo II,   la S. Messa nella sua cappella privata. Era come una sinfonia divina, che rapiva   e si scolpiva nella memoria e nel cuore. Oggi, siamo chiamati a vivere questo   dono. 
		    Ci saremo tutti? 
		    Vorrei che fossero nostre le parole di Pietro,   davanti alle nostre difficoltà nel credere: "Signore, da chi andremo? Tu solo   hai parole di vita eterna...Conferma la nostra fede!"  
		     
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		    Gesù trascorre le ultime ore della   sua vita terrena in compagnia dei suoi discepoli. Il Maestro manifesta un amore   straordinario per gli apostoli, impartendo loro insegnamenti e raccomandazioni.   Durante l’ultima Cena, Gesù ha mostrato - con le sue parole - l’amore infinito   che aveva per i suoi discepoli e gli ha dato validità eterna istituendo   l’Eucaristia, facendo dono di sé: egli ha offerto il suo Corpo e il suo Sangue   sotto forma di pane e di vino perché diventassero cibo spirituale per noi e   santificassero il nostro corpo e la nostra anima. Egli ha espresso il suo amore   nel dolore che provava quando ha annunciato a Giuda Iscariota il suo tradimento   ormai prossimo e agli apostoli la loro debolezza. Egli ha fatto percepire il suo   amore lavando i piedi agli apostoli e permettendo al suo discepolo prediletto,   Giovanni, di appoggiarsi al suo petto. Nella sua vita pubblica, Gesù ha   raccomandato più di una volta ai suoi discepoli di non cercare di occupare il   primo posto, ma di aspirare piuttosto all’umiltà del cuore. Ha detto e ripetuto   che il suo regno, cioè la Chiesa, non deve essere ad immagine dei regni terreni   o delle comunità umane in cui ci sono dei primi e degli ultimi, dei governanti e   dei governati, dei potenti e degli oppressi. Al contrario, nella sua Chiesa,   quelli che sono chiamati a reggere dovranno in realtà essere al servizio degli   altri; perché il dovere di ogni credente è di non cercare l’apparenza, ma i   valori interiori, di non preoccuparsi del giudizio degli uomini, ma di quello di   Dio.  
		      Nonostante l’insegnamento così chiaro di Gesù, gli apostoli   continuarono a disputarsi i primi posti nel Regno del Messia.  
		      Durante   l’ultima Cena, Gesù non si è accontentato di parole, ma ha dato l’esempio   mettendosi a lavare loro i piedi. E, dopo aver finito, ha detto: “Voi mi   chiamate Maestro e Signore e dite bene perché lo sono. Se dunque io, il Signore   e il Maestro ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni   gli altri” (Gv 13,13-14).  
		      La Cena si ripete nei secoli. Infatti Gesù ha   investito gli apostoli e i loro successori del potere e del dovere di ripetere   la Cena eucaristica nella santa Messa.  
		      Cristo si sacrifica durante la Messa.   Ma, per riprendere le parole di san Paolo, egli resta lo stesso “ieri, oggi e   sempre” (Eb 13,8).  
		      I credenti che partecipano al Sacrificio eucaristico   cambiano, ma il loro comportamento nei confronti di Cristo è più o meno lo   stesso di quello degli apostoli nel momento della Cena. Ci sono stati e ci sono   tuttora dei santi e dei peccatori, dei fedeli e dei traditori, dei martiri e dei   rinnegatori.  
		      Volgiamo lo sguardo a noi stessi. Chi siamo? Qual è il nostro   comportamento nei confronti di Cristo? Dio ci scampi dall’avere qualcosa in   comune con Giuda, il traditore. Che Dio ci permetta di seguire san Pietro sulla   via del pentimento. Il nostro desiderio più profondo deve però essere quello di   avere la sorte di san Giovanni, di poter amare Gesù in modo tale che egli ci   permetta di appoggiarci al suo petto e di sentire i battiti del suo cuore pieno   d’amore; di giungere al punto che il nostro amore si unisca al suo in modo che   possiamo dire con san Paolo: “Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me”   (Gal 2,20).  
		     
		  Tratto da www.lachiesa.it   |