logo
  
 
 
 

 

 

 


 
 
I gioielli di Santa Maria Chiara

Per la prima volta dal 25 marzo, giorno dell'inaugurazione della mostra, fino al 30 marzo sono stati esposti al pubblico nella Chiesa di Santa Rosalia i gioielli di Santa Maria Chiara.

La mostra " I gioielli di Santa Maria Chiara" è stata voluta e concepita dal Comune di Cagliari - Assessorato alla Cultura, dalla Municipalità di Pirri, dalla Chiesa di San Pietro Apostolo e dal Comitato di Santa Maria Chiara con l'intento di mostrare per la prima volta al pubblico una piccola parte del prezioso patrimonio storico - culturale, sotto certi aspetti ancora oggi da "scoprire" sia per la sua singolare specificità che lo caratterizza, che per le sue correlazioni strettamente connesse al culto e alla devozione per Santa Maria Chiara.

Gran parte degli oggetti esposti è costituito da diversi ex voto offerti da numerossissimi devoti alla Vergine in un arco di tempo compreso fra la seconda metà del Settecento e i primi anni di quest'ultimo. Fra i più antichi spiccano, per la loro bellezza, alcuni oggetti in filigrana e pietre dure di bottega locale, forse prodotti da artigiani di Pirri dato che, in quell'arco di tempo, in questo centro è documentata l'attività di alcuni rinomati orafi, fra i quali Ruggeri, l'ultimo dei quali Vincenzo cessò di operare agli inizi del secolo scorso.

Osservando questi monili ritroviamo le fogge e le tipologie più diverse che ci consentono di individuare scuole e matrici di varie provenienze, e quindi, di percorrere un affascinante "viaggio" a ritroso nel tempo consentendoci di cogliere il variare del gusto e della moda della produzione orafa di quei tempi, nonchè l'estro e la fantasia che i maestri artigiani hanno saputo imprimere alle loro creazioni. Questi preziosi manufatti, inoltre, testimoniano il grande affetto e la smisurata fede che gli anitanti di Pirri avevano per Santa Maria Chiara.

Fra i "pezzi" più significativi troviamo alcune arrecadas, unu lasu, spille e armille di fine Ottocento, broches liberty, rosari e catene dagli stili più svariati. Una particolare attenzione merita una catena d'oro a losanghe fin de siècle dalla quale, secondo l'uso del tempo, pendeva un piccolo orologio e porta profumo, un frammento di cannaca in filigrana, a globuli mammellari, ed un bottone maschile da camicia, con identico tipo di lavorazione, entrambi del XVIII secolo,quest'ultimo fortunosamente scampato all'ultimo furto che il simulacro ha subito nella notte dell' "Ottava di Pasqua" del 1962.

Questo patrimonio, infatti, è stato più volte depredato con illecite asportazioni avvenute in occasione dei festeggiamenti connessi al periodo pasquale, determinando un drastico ridimensionamento della sua consistenza. Tra i furti più clamorosi ricordiamo quello del 1869 durante il quale furono completamente esportati tutti i "pegni", comprese le corone d'argento massiccio.

La ricchezza e la varietà del ricco corredo di cui il simulacro era dotato nel passato è testimoniata da diversi inventari ancora oggi conservati negli archivi.Ricordiamo quello del 1599 dove è menzionato, fra le robas dello stesso simulacro, un diadema de plata e i numerosi abiti dai tessuti più preziosi che lo rivestivano: raso, taffettà, seta, velluto, garza, ermesino, damasco dai colori più sgargianti che andavano dal giallo al bianco, dal blu all'arancione e dal vermiglio al verde, quasi semore guarniti di velluti di seta nera e cremesi, talvolta impreziositi da eleganti frange di filo d'oro.

Di rilevante interesse è l'inventario del 1817 nel quale, fra l'altro, compare una corona d'argento, una ghirlanda d'oro con la sua medaglia d'oro di venti pibionis, tre ghirlande d'argento e un crocifisso d'argento, un giunchiglio con reliquario d'argento, quattro ghirlande con un piccolo reliquario d'argento, una piccola porcellana con un grillo d'argento, quarantuno pibionis d'argento e uno d'oro.

Dello stesso tenore sono gli inventari del 1841 e del 1864.

Nonostante i furti, le vendite e le cessioni " I gioielli di Santa Maria Chiara" nel tempo si sono continuamente rinnovati e ampliati costituendo sempre un corredo di tutto riguardo, sia per consistenza che per qualità.
Oltre ai gioielli, nelle teche trovano spazio alcuni inventari, attualmente conservati nella chiesa parrocchiale di San Pietro Apostolo, e delle foto d'epoca provenienti da collezioni private, con la prima testimonianza fotografica del simulacro risalente al 1911.