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Un padre per i sardi

Domenica 15 febbraio i cristiani della Sardegna hanno due doveri da compiere: andare a Messa e andare a votare. Le elezioni sono il primo atto di responsabilità civile che ogni cittadino deve compiere. Non farlo sarebbe un grave atto di irresponsabilità. La politica non è una cosa sporca, può essere sporcata. I politici non sono tutti disonesti, certamente possono diventarlo. A noi scegliere coloro che riteniamo, in coscienza, siano capaci di rappresentarci e dare alla società civile quel volto che corrisponda all'immagine di società ritenuta più giusta, nel caso nostro, più cristiana. Ho ancora negli occhi l'immagine di Obama che giura sulla Bibbia al momento di diventare Presidente degli USA. Tutto deve fondarsi sulla Parola di Dio, sui suoi Comandamenti, tra cui c'è anche quello “non uccidere”.

Per chi votare? Vi offro l'identikit di colui che, secondo me, dovrebbe essere il Presidente di cui, oggi, abbiamo bisogno. La Sardegna ha bisogno di un padre che ascolti i suoi figli e sia in grado di dare delle risposte concrete alle loro necessità. Personalmente, da cinque anni, ogni mattina, escluso il lunedì, ricevo, senza appuntamento, tutti coloro che vogliono incontrare il loro arcivescovo. Non ci sono filtri se non la pazienza dell'attesa del proprio turno. Ascolto tutti, do consigli, attuo le personali amicizie per aiutare qualcuno, ma soprattutto aiuto a portare la croce. Ser- ve dalla parte della società civile un corrispettivo che accolga, ascolti tutti e che realmente si dia da fare per risolvere problemi, soccorrere povertà, dare sostegno alla speranza per andare avanti. I sardi sono persone da ascoltare prima che problemi da risolvere e pratiche da sbrigare. Dall'attenta comprensione delle necessità di tutti nasce la necessità di fare delle leggi giuste, che servano, che siano a misura delle necessità di un popolo.

Per il padre di tutti è indispensabile avere contatti reali con le famiglie che si dividono perché i coniugi devono vivere lontano l'uno dall'altro e magari nel disagio sociale. Ascolti ogni giorno i disoccupati che non hanno lavoro; stringa le mani callose degli agricoltori e dei pastori che vedono il loro lavoro sottovalutato; veda le scuole ed esamini i risultati dei nostri ragazzi; incontri le persone psichicamente malate che non mancheranno mai tra i visitatori e che sono fisse nelle nostre parrocchie. E' indispensabile che tutti conoscano le scale dell'ufficio del Presidente, le possano salire con libertà, essere accolti nel suo ufficio e ascoltati con interesse . La Chiesa impone ai suoi vescovi la visita pastorale ogni cinque anni. E' una norma saggia che impone il contatto continuo del vescovo con i suoi fedeli.Questo vale per tutti coloro che hanno doveri di guida nei confronti dei fratelli. Serve anche che gli assessori e i consiglieri del padre di tutti i sardi siano a contatto continuo con i loro referenti. L'assessore alla Cultura, nelle università e nelle scuole; quello alla Sanità negli ospedali e a contatto con i malati; quello ai Servizi sociali in mezzo ai poveri, ecc. Ogni responsabile è pastore e deve stare a contatto con le sue pecore. Essere sempre vicino a loro per ascoltare, essere ragione di speranza, proporre valori, essere la risposta alle necessità, essere coloro che abbattono le pastoie inutili della burocrazia.

“Padre, Lei che conosce tante persone importanti…” E' questo l'esordio di tante persone che parlano col vescovo. Le persone importanti si mettano al loro servizio, sempre rintracciabili perché hanno messo a disposizione di tutti il numero del proprio cellulare, che tra l'altro è pagato dall'istituzione perché è a servizio dei cittadini. Mi par di sentire la prima obiezione sul Presidente e i suoi collaboratori. Sarebbe bello, ma il tempo? Assicuro che ciascuno sa trovare il tempo per le cose che gli interessano. La cosa che deve interessare di più a colui che vorrei fosse e letto sono tutte le persone per poi fare delle leggi per loro e solo per loro. Il Presidente della Sardegna è prima di tutto presidente delle persone prima ancora che del territorio.

Il Presidente è anche il rappresentante di tutto un popolo. Vorrei quindi che rappresentasse la bellezza della Sardegna, che esprimesse la gioia dell'accoglienza nei confronti di tutti. Che in una parola fosse il riconosciuto padre di una famiglia che abita la più bella casa del Mediterraneo. È troppo sperare in questo?


+ Giuseppe Mani

Tratto da "il Portico", anno VI n. 6 , "Un Padre per i sardi"