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Bentornati all'ovile

In questi giorni si è parlato è scritto molto di un argomento raro: la scomunica. Siccome ne ho sentite di tutti i colori, ho pensato di precisare le idee conversando sull'argomento con gli amici de Il Portico.

Cos'è la scomunica? Una pena che la Chiesa maternamente infligge ai suoi figli per salvaguardare il bene comune e per educare il peccatore richiamandogli la gravità del peccato e aggiungendo anche una pena ecclesiastica. La scomunica non è nè l'eresia nè lo scisma che feriscono il diritto divino. La scomunica riguarda la vita esterna della Chiesa. Ovviamente non è una punizione puramente esterna e disciplinare, ha anche degli effetti interni e spirituali. Per ricevere una scomunica si richiedono tre cose: che ci sia un peccato grave, esterno e per il quale sia prevista questa pena. Per riceverla non è necessario che ci sia una autorità che la commini, come i carabinieri fanno con la contravvenzione o il giudice con la pena. No. Si incorre nella scomunica anche se nessuno ci vede, basta che ci siano le tre condizioni citate. In una parola scatta automaticamente.

Gli effetti della scomunica sono gravi. Il peggiore di tutti è senz'altro l'esclusione dai sacramenti: finchè la scomunica non viene tolta lo scomunicato non può nè ricevere l'assoluzione nè accostarsi alla Comunione. Chi può togliere la scomunica? Alcune il Confessore, altre il Vescovo, altre soltanto il Papa. Faccio l'esempio di due scomuniche: l'aborto e la profanazione della Santissima Eucaristia. Se una persona ha abortito, o ha tentato di farlo, è scomunicata, anche se nessuno lo sa. Ogni sacerdote confessore può togliergli la scomunica e, una volta liberata dalla scomunica, può ottenere dalla stesso sacerdote l'assoluzione e ricevere di nuovo la Comunione. Se invece avesse profanato la Santissima Eucaristia, nessun sacerdote può assolvere da questa scomunica ma deve intervenire direttamente il Papa. In questo caso lo scomunicato si rivolge ad un sacerdote che a sua volta chiede al Papa l'autorizzazione di assolvere e la dovuta penitenza che deve dare. Ovviamente alla fine della vita non esistono limiti per donare la misericordia del Signore e ogni sacerdote, validamente ordinato, anche se non esercitasse più il sacerdozio, può assolvere da tutto. La Chiesa è madre e spalanca a tutti le porte del Paradiso.

Gli scomunicati sono ancora nella Chiesa? Se non sono nè eretici nè scismatici, in forza dei valori spirituali che hanno, sono all'interno della comunione con la Chiesa che comprende anche i peccatori. Sono ancora figli della Chiesa anche se figli penalizzati. Dante nella Divina Commedia ci presenta il caso di Manfredi,uno scomunicato tornato alla Grazia ma senza aver avuto il tempo di riconciliarsi esteriormente con l'autorità ecclesiastica. Anche se il suo corpo fu privato della sepoltura ecclesiastica la sua anima non si trova all'Inferno ma in Purgatorio, con la certezza di raggiungere il Paradiso.

Venendo a noi, i quattro Vescovi a cui è stata tolta dal Papa la scomunica non erano scomunicati perché lefebrviani, come si sente dire, ma perché erano stati ordinati senza l'autorizzazione del Papa. Nel qual caso sia chi ordina sia chi è ordinato viene scomunicato. Inutile dire che i quattro ordinati anche senza l'autorizzazione del Papa sono veri Vescovi perché ordinati da un vero Vescovo. I quattro Vescovi hanno espresso al Papa il desiderio di essere assolti dalla scomunica in cui erano incorsi e il Papa li ha assolti e ha loro concesso la Grazia della piena comunione con la Chiesa cattolica. Che poi, uno di loro abbia rilasciato delle dichiarazioni sulla Shoah, negandone addirittura l'esistenza, è un'altra questione. Per certe dichiarazioni deliranti, sia pure fatte da un Vescovo, non è prevista la scomunica. Il Papa è intervenuto esprimendo il suo pensiero e il Vescovo ha poi replicato correggendosi e chiedendo scusa a chi aveva offeso con le sue affermazioni.

La conclusione di tutta questa storia è bella. Quattro scomunicati sono stati assolti e sono in piena comunione con la Chiesa cattolica. Il bello delle scomuniche è quando vengono tolte, non quando vengono date.


+ Giuseppe Mani

Tratto da "il Portico", anno VI n. 5 , "Bentornati all'ovile"