logo
  
 
 
 
p

 

 

 


 
 
Prima Comunione: incontro con Gesù e la Chiesa
 
Per comprendere correttamente la prima comunione non è opportuno riferirsi a una certa prassi che ha fatto di questo rito una semplice "cerimonia" tradizionale, una scadenza sociale, pur con qualche momento di sincera commozione. La prima comunione rivela correttamente la sua identità e finalità soltanto se considerata all’interno del suo contesto originario che è l’iniziazione cristiana. Cioè come conclusione di un cammino di preparazione all’interno della comunità cristiana (= catecumenato) e come vertice di una celebrazione che prevede il conferimento dei tre sacramenti che fanno il cristiano nell’ordine originario: Battesimo, Confermazione e prima partecipazione all’Eucaristia.Quest’ultima è l’espressione usata fin dal 1972 dal rituale per evitare cha la "prima comunione" si riduca ad un fatto privato e intimistico.La comunione è senza dubbio e in primo luogo incontro personale con Cristo, ma nello stesso tempo è anche iniziazione alla vita del suo corpo che è la Chiesa, la cui massima manifestazione è l’Eucaristia domenicale.«Nel Battesimo siamo stati chiamati a formare un solo corpo. L’eucaristia realizza questa chiamata». Non solo, ma «mediante il Battesimo e la Confermazione il popolo sacerdotale è reso idoneo a celebrare la Liturgia» (Catechismo Chiesa Cattolica, nn. 1396 e 1119).In altre parole, siamo stati battezzati e cresimati per poter celebrare l’Eucaristia. Essa, infatti, attraverso i suoi riti, gesti e atteggiamenti dice che il battezzato e cresimato è veramente cristiano nella misura in cui è capace di comunione, di condivisione. Uno stile di vita al quale si è orientati anche attraverso il catechismo parrocchiale, ma soprattutto facendo esperienza della famiglia come "chiesa domestica".Come per ogni azione educativa, senza il riferimento a modelli adulti, a cominciare dai genitori, anche la prima partecipazione dei ragazzi all’Eucaristia rischia di essere una parentesi devozionale senza alimentare quello stile di vita che costituisce l’essenziale per essere cristiani.

Silvano Sirboni, liturgista